LA FERROVIA
“… dopo la partenza da Siracusa si percorre
la piana del fiume Anapo, attraversandolo poco prima del Ciane.
Si percorre
una vasta pianura coltivata, delimitata a destra dal ciglione dei monti Iblei.
Si abbandona
la costa ed il terreno si fa ondulato, iniziando una lenta salita: poco prima
di giungere a Noto si può osservare a sinistra il binario abbandonato della
cessata ferrovia per Pachino. Iniziano qui le caratteristiche colture di
carrubo.
Dopo avere
raggiunto nuovamente il mare a Pozzallo, si continua per qualche chilometro,
prima di attaccare presso Sampieri la lunga salita che attraverso la valle del
torrente Modica, passando sotto un altissimo viadotto stradale, porta
all’omonima città sede fino a qualche tempo fa di un importante Deposito
Locomotive.
Subito dopo la
partenza da Modica, come abbiamo visto in precedenza, si percorre una galleria,
allo sbocco della quale ci si trova nella valle del fiume Irminio,
caratterizzata dalla ripidezza delle sue pareti e dal viadotto della
superstrada. Il treno affronta qui una fortissima salita, che costringe
l’automotrice (quasi sempre una vecchia ALn 668 1500 o 1600) a viaggiare in
prima marcia ed a bassa velocità. Notevole è il panorama della vallata che si
gode a sinistra, prima di attraversare lo stesso fiume con un ponte in ferro.
Dopo la
stazione di Ragusa Ibla si infila una serie di gallerie in curva, siamo sul
tratto elicoidale (R = 300 m) che, passando anche sotto la città, sale fino a
Ragusa.
Da qui partiva
fino al 1948 una linea a scartamento ridotto che, gestita dalla SAFS, garantiva
il collegamento con Vizzini Campagna e, attraverso la necropoli di Pantalica,
con Siracusa.
La linea per
Canicattì continua su di un altopiano caratterizzato dai numerosissimi muretti
a secco che dividono le proprietà; passata Donnafugata si scende rapidamente
verso la piana di Comiso e Vittoria.
Si riguadagna
la vista del mare poco prima di Gela, ma si rimane impressionati dagli impianti
del Petrolchimico, che poco dopo si costeggiano, nel tratto dove da destra si
unisce la linea proveniente da Catania via Caltagirone.
La stazione di
Gela ha un aspetto moderno, e sembra con le sue pensiline assai importante dopo
aver visto lungo la linea gli altri fabbricati viaggiatori, costruiti secondo
il tipico stile della fine ‘800-
primi del
‘900…”
La valorizzazione delle potenzialità turistiche legate al
sistema delle risorse ambientali e culturali
La lettura in
diverse chiavi delle caratteristiche fisiche, naturali e storico-paesistiche
del territorio tende a configurare non solo i livelli di vincolo ma anche e
soprattutto una ipotesi strutturale di sistema di fruizione integrato delle
diverse risorse.
Chiave di
questa interpretazione è il passaggio da una tentata competizione in campo
turistico con i centri maggiori, su tutti la vicina Siracusa, alla proposizione
della risorsa territorio nel suo complesso come fattore distintivo, patrimonio
di alto valore storico e culturale non meno che ambientale e naturale.
L’emergere
dell’agriturismo, delle produzioni agricole biologiche, delle filiere tipiche,
viene ad integrare un sistema di beni culturali, da tempo inserito nel circuito
della “Val di Noto”, formando un tessuto diffuso di attrezzature che fungono da
presidio ambientale e paesistico.
Gli elementi
di fondo dell’efficacia di questo modello integrato tra produzioni tipiche e
salvaguardia ambientale e paesistica possono portare all’ampliamento delle
strategie di accesso ai centri urbani principali verso una ipotesi in
nodi stazione extra-urbani e rurali.
Le stazioni
che servivano i principali centri della residenza estiva patrizia (ad esempio Villa
Trippatore, Castello di Donnafugata) costituiscono in questo senso occasioni
per creare nuove modalità di accesso ad ambiti a forte presenza agrituristica o
di integrazione con risorse ed attrezzature di altro tipo (parchi e riserve,
villaggi turistici).
La ferrovia
gioca inoltre diversi ruoli che comportano diverse e specifiche scelte
progettuali: possibile ingresso ad aree di alto valore storico-archeologico e
naturalistico (Cava d’Ispica), o distribuzione interna all’ambito delle “cave”
insediate (Scicli e Modica lungo l’omonimo torrente, Ragusa Ibla lungo la valle
dell’Irminio).
Il riuso del
patrimonio immobiliare lungo la linea, da quantificare e valutare nei suoi
aspetti architettonici e manutentivi, è parte essenziale di questo obiettivo:
da attivare con modalità che saranno da definire nel loro complesso, intendendo
la struttura della ferrovia come servizio complessivo del quale ipotizzare,
come in diversi esempi in corso ( si veda la relazione della Sostenibilità
amministrativo-finanziaria) un cambio complessivo di ruolo a favore di un uso
turistico attento alle qualità ambientali.
La strategia
di intervento sulle aree ferroviarie dei centri urbani è legata alla
definizione di programmi di riqualificazione più ampi.
Il patrimonio
dismesso in prossimità delle stazioni costituisce di per sé un’occasione da
cogliere: che alcune amministrazioni hanno iniziato a prendere in
considerazione formulando ipotesi di allocazione di attrezzature di servizio
culturali e attività ricettive (Pozzallo, Modica); occorre indubbiamente che
sia data una spinta ad una opinione diffusa e per molti aspetti motivata che
vede linea ferroviaria e le stazioni come relitto di una infrastrutturazione
antica e non più funzionale al territorio.
La strategia
che sembra più proficuamente integrabile con la struttura territoriale per una
valorizzazione in tal senso della linea e delle sue aree può essere
sintetizzata dalle seguenti azioni:
-Leggerne il
complesso delle occasioni legate ai nodi, principali e secondari
-Attivarne le
potenzialità di struttura di accesso capillare alle parti del territorio
direttamente servite o alle quali anche in senso ampio può fare riferimento
-Renderla un
complesso riconoscibile di infrastrutturazione a basso impatto, di servizi
diffusi cui fanno riferimento comprensori in parte già attivi per la
ricettività rurale e le produzioni tipiche, di risorse immobiliari