Brevi note dei progettisti

 

   indice

1.       L’incari co..................................................................................................................................... 2

2.       La legislazione siciliana.................................................................................................................. 2

3.       Il  quadro   programmatico   regionale........................................................................................... 2

3.1.      Il Piano Regionale di Sviluppo Economico..................................................................... 3

3.2.      il Piano Regionale dei Trasporti..................................................................................... 3

3.3.      il Piano Paesistico Territoriale Regionale...................................................................... 3

4.       L’impostazione metodologica........................................................................................................ 3

4.1.      Le fasi del lavoro............................................................................................................ 3

4.2.      Il valore politico del Piano.............................................................................................. 4

4.3.      Il carattere operativo del Piano...................................................................................... 4

5.       I contenuti del Piano..................................................................................................................... 5

5.1.      L’orizzonte ampio del dibattito disciplinare................................................................... 5

5.2.      Gli interventi progettuali................................................................................................ 6

5.3.      L’apparato normativo.................................................................................................... 8

6.       L’utilizzo di tecnologie informatiche............................................................................................... 8

7.       Alcune considerazioni conclusive................................................................................................... 9


1.                  L’incarico

L’incarico per l’elaborazione del Piano Territoriale Provinciale della Provincia di Ragusa è affidato all’equipe di progetto all’inizio del 1996.  Il progetto è ambizioso, basti pensare che rappresenta il primo esempio di pianificazione territoriale a livello provinciale in Sicilia.  L’incarico prevede tre fasi principali a cui è fatta corrispondere la consegna, da parte dei progettisti, di altrettanti documenti da sottoporre all’approvazione del Consiglio Provinciale:

·        lo Schema di Massima dove vengono definiti gli aspetti metodologici, individuate le tematiche specifiche che dovranno essere approfondite successivamente da esperti di settore e delineate le prime proposte progettuali;

·        il Rapporto Preliminare dove vengono approfonditi gli aspetti conoscitivi e viene messo in atto un fitto programma di incontri con tutte le componenti gestionali ed amministrative della società ragusana per valutare la rispondenza delle soluzioni che si intendono adottare alla realtà locale;

·        il Piano Territoriale Provinciale vero e proprio dove giungono a sintesi tutti gli elementi emersi dalla precedente fase di ascolto e dove vengono raccolti i contributi dei diversi consulenti di settore.

Dopo l’approvazione dello Schema di Massima l’Amministrazione Provinciale ha provveduto ad individuare i consulenti di settore per vari tematismi specifici quali l’idrogeologia, i trasporti, l’economia, etc.;  i consulenti hanno quindi elaborato i diversi Studi di Settore che, pur rimanendo distinti dal corpo del PTP, ne costituiscono parte integrante.  

2.                  La legislazione siciliana

Il Ptp si muove all’interno di una legislazione regionale che presenta alcune incertezze sulle competenze provinciali in materia di pianificazione territoriale.  L’art. 12 della L 9/’86, infatti, sembrerebbe confinare tali competenze ai soli aspetti riguardanti le infrastrutture e le attrezzature di scala sovracomunale.   E’ evidente, però, che per poter svolgere al meglio i compiti attribuiti dall’art. 12 non si possa prescindere dalla messa a punto di un’ipotesi complessiva di assetto funzionale ed ambientale del territorio provinciale.  In tal senso sono orientati non solo i recenti sviluppi del dibattito disciplinare nazionale intorno al ruolo e alle competenze delle Province, ma anche un attento esame dei compiti che la stessa Regione Sicilia attribuisce alle Province Regionali; ci riferiamo, ad esempio, alle ampie funzioni amministrative in materia di organizzazione del territorio e tutela dell’ambiente della citata Legge 9 e delle sue circolari di applicazione, o al ruolo di approfondimento delle tematiche contenute all’interno delle Linee Guida del Piano Paesistico Regionale.  L’incertezza legislativa sulle competenze del PTP ha dato luogo, a Ragusa, all’insorgere di un dibattito che si è mantenuto acceso dall’approvazione dello Schema di Massima fino all’adozione, e che si è potuto risolvere solo confinando i livelli prescrittivi del Piano ai dettati dell’art. 12 (rete dei trasporti ed attrezzature a scala territoriale), ed attribuendo agli altri interventi progettuali un carattere indicativo.  

3.                  Il  quadro  regionale di riferimento

Gli strumenti urbanistici regionali sovraordinati al Piano provinciale sono: il Piano Regionale di Sviluppo Economico e Sociale, il Piano Regionale dei Trasporti ed il Piano Paesistico Regionale. 

3.1.            Il Piano Regionale di Sviluppo Economico

Il Piano Regionale di Sviluppo Economico non pone particolari vincoli al processo di pianificazione provinciale.  Le strategie, i progetti, le azioni prefigurate sono, in genere condivisibili, ma assumono un carattere piuttosto generale, per cui se é vero che lasciano la più ampia libertà di azione ai processi attuativi, é altrettanto vero che è difficile trarre da essi un indirizzo preciso per le politiche di attuazione a livello locale.  Di un certo interesse é la scelta di organizzare un sistema autonomo di piccoli e medi centri della Sicilia Interna e Meridionale.  Non distribuendo l’area sui due Sistemi Urbani più forti (e quindi non facendo gravitare Agrigento e Caltanissetta su Palermo e Gela e Ragusa su Catania) si viene a determinare un’occasione per  interrompere una storica condizione di dipendenza e si pongono le basi per poter configurare, nel lungo periodo, importanti sviluppi soprattutto nel settore dei servizi a scala territoriale, dei trasporti e delle comunicazioni.

3.2.            Il Piano Regionale dei Trasporti

Le scelte relative ai trasporti determinate in sede regionale sono state il punto di partenza per la costruzione del quadro infrastrutturale provinciale.  In tal senso risulta importante l’ipotesi (per altro già evidenziata nel Piano Nazionale dei Trasporti) di individuare un sito, nell’area centro meridionale della Sicilia, per la realizzazione di una nuova struttura aeroportuale.   Ciò, naturalmente, apre una sorta di competizione tra le possibili aree interessate, competizione che è giocata sul livello di fattibilità delle diverse opzioni poste in gioco e sul grado di compatibilità delle stesse con il contesto territoriale all’interno del quale si inseriscono.   La presenza all’interno del territorio provinciale della ex base missilistica di Comiso (e del relativo aeroporto militare ancorché dismesso) rappresenta in tal senso una risorsa importante per la Provincia di Ragusa. Un secondo elemento da sottolineare riguarda le scelte del PRT relative alla rete stradale primaria, dove risultano essere significative, per l’ambito ibleo, la scelta di potenziare le aste nord e sud-ovest (la strada statale 514 che collega Ragusa con Catania e la strada statale 115 che collega Ragusa con Gela ed Agrigento) e di realizzare il ramo autostradale Siracusa-Gela a completamento della previsione del collegamento con Catania.  Infine gli auspici del PRT circa la riorganizzazione del settore ferroviario, ai fini soprattutto dello sviluppo dell’intermodalità strada-rotaia, non possono che essere condivisi, anche se appare una prospettiva di più lungo termine.

3.3.            Il Piano Paesistico Territoriale Regionale

Di recente la Regione Sicilia ha elaborato le “Linee Guida” del Piano Paesistico Regionale.  Pur trattandosi del primo atto di tale pianificazione, la strategia in esso contenuta rende fin d’ora chiari gli indirizzi entro i quali si specificherà lo strumento finale e consente pertanto un orientamento per la pianificazione a livello territoriale locale.  Sono infatti segnalati gli elementi di base in prima analisi individuati e sono evidenziati gli obiettivi che si intendono perseguire e le strategie da predisporsi per il loro  conseguimento.  Sarà poi compito delle Soprintendenze elaborare il dettaglio provinciale del PPTR, definendo le prescrizioni relative in materia paesistica ed ambientale.

4.                  L’impostazione metodologica

4.1.            Le fasi del lavoro

Come si è detto la formazione del PTP avviene in tre fasi distinte.  La prima fase (Schema di Massima) ha posto in essere una metodologia di ascolto diventata uno degli aspetti maggiormente caratterizzanti il Piano.  Il sistematico programma di incontri con amministratori e tecnici dei dodici comuni della Provincia ha portato alla definizione di un preciso quadro delle esigenze che è stato il punto di avvio dell’intero lavoro e ha permesso di delineare, fin da subito, un insieme di ipotesi progettuali da sottoporre a verifica nelle fasi successive.  La seconda fase (Rapporto Preliminare) ha ulteriormente rafforzato l’obiettivo della partecipazione, completando il programma di incontri con tutte le componenti attive della società ragusana.  Dal quadro, naturalmente, sono emerse situazioni anche conflittuali tra i diversi interessi in gioco (per tutti: il tema dello sviluppo delle aree produttive, che presenta notevoli divergenze di vedute tra le politiche dei comuni interessati ed il Consorzio ASI), ma anche una sostanziale unitarietà di intenti che vede nello “sviluppo sostenibile” un obiettivo di larga accettazione.  Gran parte del lavoro di questa seconda fase è consistito  nell’approfondimento conoscitivo tematizzato sulle questioni emerse dalla precedente fase di ascolto: non un generico ed indifferenziato repertorio di analisi, quindi, bensì un preciso programma di approfondimenti conoscitivi indirizzato a verificare gli obiettivi progettuali che si erano delineati in prima battuta.  Indispensabile il contributo dei consulenti di settore che sono stati chiamati a sviluppare specifici Programmi di Settore e a verificare la fattibilità delle linee progettuali prefigurate.   La terza fase (PTP - interventi e strategie) è consistita nella definizione di tutte le azioni messe in campo dal Piano Territoriale.  Il passaggio dal Preliminare al Piano è consistito principalmente nell’approfondimento dei diversi tematismi inerenti gli interventi strategici, nel coordinamento entro un quadro di compatibilità a scala territoriale dei programmi elaborati dai diversi esperti di settore e nella messa a sistema dei risultati ottenuti ai fini dell’elaborazione di una proposta progettuale complessiva articolata su più azioni ed interventi specifici. 

4.2.            Il valore politico del Piano

L’approccio che il PTP si è proposto di assumere è quello di recepire le problematiche, valutare le diverse opzioni, mediare fra gli interessi in gioco, fino a giungere a selezionare soluzioni che spesso erano già state espresse dalla società ragusana in forma più o meno esplicita.  Un lavoro di minuziosa ricostruzione delle istanze, delle idee, delle progettualità, nel tentativo di razionalizzarle ed inserirle all’interno di un sistema di coerenze a scala territoriale.  L’eventuale prefigurazione di soluzioni non condivise da tutti gli attori del processo è sempre motivata dall’obiettivo primario della salvaguardia delle risorse ambientali e nella precisa definizione del confine tra azione prescrittiva e soluzione indicativa.  Operando in questa logica è evidente la valenza di progetto politico che una simile idea di Piano conserva al suo interno.  Il Piano non definisce aprioristicamente le soluzioni progettuali, calandole sul territorio in modo impositivo, ma le seleziona, le coordina, le razionalizza all’interno di un processo negoziale per renderle congruenti, condivise e realizzabili.

4.3.            Il carattere operativo del Piano

Uno degli obiettivi prioritari del Piano Territoriale di Ragusa consiste nel voler essere, al tempo stesso, strumento innovativo, concreto ed immediatamente operativo.  La distinzione tra interventi indicativi ed azioni prescrittive, di cui si è detto, alla luce di ciò assume specifico valore e chiarezza: gli interventi strategici non vengono a costituire solo lo sfondo od il sistema di riferimento delle azioni prescrittive nelle materie direttamente assegnate, ma rappresentano il sistema delle interrelazioni e delle coerenze necessarie tra le une e le altre.  Per rendere maggiormente evidente il carattere operativo, le 130 azioni progettuali messe in campo dal Piano sono state sono state sintetizzate secondo una metodologia “a scheda” con l’individuazione di voci confrontabili di immediata lettura: lo sviluppo dell’azione in sub-fasi distinte, i dati quantitativi e qualitativi, i tempi previsti per il raggiungimento degli obiettivi prefigurati, i costi presunti, la correlazione con altri interventi, etc.  Il tentativo è quello di avvicinarsi quanto più possibile un’idea di Piano inteso non solo come sfondo teorico-culturale entro cui poter implementare le scelte di pianificazione, ma anche come strumento operativo di gestione ordinaria dell’assetto territoriale.  Il Piano, dunque, inteso come “serbatoio di idee” dal quale poter attingere nel corso della gestione dell’attività d’Ufficio.

5.                  I contenuti del Piano

5.1.            L’orizzonte ampio del dibattito disciplinare

L’attenzione con cui l’intero processo di elaborazione del PTP di Ragusa è stato seguito da parte degli enti locali, in primo luogo dalla Regione che lo ha inteso come una sorta di “esperienza pilota”, ci induce a volgere lo sguardo al di fuori dello stretto orizzonte della legislazione regionale e richiamare alcuni principi-guida del PTP che hanno un preciso riferimento nell’odierno dibattito disciplinare nazionale. 

In primo luogo il tentativo di superare la logica di tipo gerarchico definita dalla legge 1150 del ’42 a favore di un approccio di tipo orizzontale, collaborativo tra i diversi soggetti amministrativi coinvolti.  La messa in discussione del tradizionale sistema a cascata (pur rimanendo, naturalmente, all’interno del quadro legislativo vigente) ha comportato per il PTP di Ragusa la ridefinizione del ruolo dei diversi enti ed una più generale revisione dei criteri di valutazione del processo di pianificazione.   La legittimazione si è andata  cercando nella dimensione partecipativa che ha accompagnato tutto il processo di formazione del Piano e nella capacità di rendere le scelte immediatamente operative. 

La volontà di definire all’interno del processo di pianificazione una più chiara distinzione tra scelte strategiche e scelte operative, tra interventi prescrittivi ed azioni indicative.  A tal fine si è ritenuto opportuno non individuare rigidamente la cronologia di attuazione delle singole azioni poste in essere, ma privilegiare l’identificazione delle priorità realizzative di ciascuna di esse e le interrelazioni che tra di esse intercorrono.   Una rigida determinazione dei tempi di attuazione avrebbe, infatti, corso il rischio di dimostrarsi precocemente “invecchiata” di fronte ai velocissimi processi di evoluzione del contesto entro cui il Piano è chiamato ad operare, basti pensare ad esempio al rapido mutare delle condizioni di finanziamento sui singoli interventi.

Il nuovo ruolo attribuito alla Provincia: da semplice soggetto prestatore di servizi, viene ad assumere un ruolo centrale nell’ambito del processo di pianificazione, portatore di una ben riconoscibile componente progettuale e di un compito importante di mediazione e di raccordo tra la programmazione regionale e l’attuazione comunale.   Nell’esperienza di Ragusa la Provincia si è assunta non solo il compito di tradurre i programmi e gli indirizzi regionali alla scala comunale, ma anche di coordinare il livello comunale accogliendo, vagliando e prospettando le esigenze, ed organizzando proposte precise da inserire negli strumenti sopraordinati di governo del territorio.  Questo compito ha portato ancora una volta a sottolineare l’importanza dei processi di partecipazione: la Provincia ha svolto un ruolo attivo nel processo di definizione delle scelte a livello regionale, ma soprattutto ha attivato specifiche metodologie di partecipazione da parte dei comuni alla definizione dei propri indirizzi e delle proprie previsioni.  Nel rapporto con il livello regionale il dialogo approfondito si spera possa rendere più tempestiva l’approvazione, mentre il consenso da parte dei comuni è risultato essere determinante per la proiezione operativa delle scelte adottate.

Il riconoscimento del contributo del privato al processo di sviluppo del territorio.  E’ questo un elemento certamente innovativo all’interno della fase di elaborazione di strumenti di pianificazione a scala vasta.  La consultazione attraverso regole precise, eque e trasparenti degli interessi privati ha determinato la capacità da parte dell’Amministrazione di costruire riferimenti credibili per gli operatori economici.  Il superamento del modello gerarchico ha implicato, di fatto, una internalizzazione del processo di formazione del Piano, non solo nel rapporto pubblico-pubblico, ma anche nel rapporto pubblico-privato; e non è escluso che nel corso della gestione possa prospettarsi anche nel rapporto privato-privato, nel caso in cui si maturassero efficaci possibilità di mediazione e di controllo da parte dell’amministrazione pubblica.

Il tentativo di superare una logica settoriale a favore di una concezione unitaria del processo di pianificazione.  Il PTP di Ragusa è diventato luogo di verifica di compatibilità e coerenza dei tanti piani di settore.  In particolare è emersa l’esigenza di superare l’oramai inadeguata distinzione tra ambiente e territorio, attribuendo al Piano Provinciale la responsabilità di rappresentare tutte le tematiche ambientali, sia generali che settoriali.

L’aumentata sensibilità verso le tematiche ambientali, che ha portato alcune recenti proposte di Legge a parlare specificamente di “sviluppo sostenibile”, ha rappresentato lo scenario entro cui sono state definite le scelte di trasformazione del territorio.  E’ soprattutto il tema della esauribilità delle risorse che è stato posto al centro dell’interesse e con esso le azioni di pianificazione atte a produrre sviluppo senza pregiudicare i delicati equilibri ambientali del territorio ibleo.

Merita infine di essere citata l’importanza emergente attribuita all’organizzazione delle informazioni relative allo stato di fatto e alle previsioni di trasformazione del territorio.  A livello provinciale il Sistema Informativo Territoriale (elaborato parallelamente al PTP) non deve solo rappresentare un’istituzione disaggregata del centro regionale, ma ha anche il compito di coordinare le informazioni urbanistiche ed ambientali a livello comunale.  La messa a regime del SIT di Ragusa potrà avere incidenti ripercussioni, da un lato sull’operatività degli apparati tecnico amministrativi, dall’altro sulle relazioni tra i diversi enti, dal momento che fornirà a chi decide gli strumenti per individuare gli indirizzi preferibili, e a chi controlla i mezzi per valutare le scelte.

La prima considerazione che viene in mente dopo aver brevemente riflettuto sugli elementi innovativi del PTP di Ragusa è che al momento attuale non esiste, né a livello nazionale, né tanto meno a livello regionale, un quadro di riferimento unitario rispetto ai temi delineati, e che di conseguenza questa assenza enfatizza il ruolo propositivo delle singole esperienze di pianificazione.  Una seconda considerazione è che il Piano Territoriale di Ragusa, nel recepire le sollecitazioni innovative del dibattito disciplinare, ne ha dato un’interpretazione peculiare, adattata al contesto locale nel quale è chiamato ad operare ed in compatibilità con l’apparato legislativo regionale.  Ne è conseguito uno strumento certamente innovativo, ma concreto, immediatamente operativo, che è auspicabile possa assumere le valenze di “esperienza pilota” per la nascente stagione della pianificazione provinciale in Sicilia.

5.2.            Gli interventi progettuali

Il Piano si articola in quattro differenti tipi di interventi progettuali ognuno caratterizzato da metodologie e modalità di intervento specifiche:

-         i programmi di settore

-         i piani d’area

-         i progetti speciali

-         il progetto gestione

Per rendere maggiormente evidente il suo carattere operativo, il PTP evidenzia, attraverso una schedatura, l’insieme di azioni che derivano da ciascuna delle quattro tipologie di intervento progettuale; ogni scheda riporta i dati quantitativi e qualitativi, lo sviluppo dell’azione per subfasi distinte, i tempi previsti per il raggiungimento degli obiettivi individuati, i costi presunti.  Ogni azione riporta inoltre l’indicazione del livello di interrelazione con le altre azioni distinguendo quelle con valore di generazione di altri interventi (azioni di coordinamento), quelle con cogenza immediata sugli strumenti urbanistici sott’ordinati (azioni dirette), quelle che prima di diventare operative ed eventualmente cogenti devono essere soggette ad un processo di concertazione con gli enti e le amministrazioni interessate (azioni indirette), quelle che non hanno alcuna cogenza rispetto agli strumenti urbanistici sott’ordinati, ma sono importanti ai fini dell’ottimizzazione dell’efficacia dei processi prefigurati (azioni di supporto).

a)      I programmi di settore.  Riguardano argomenti specifici giudicati strategici in relazione alla loro capacità di generare sinergie tra le diverse componenti infrastrutturali e di servizio.   I programmi sono stati redatti dai consulenti di settore; compito dell’equipe di progetto è stato il coordinamento degli stessi all’interno di un quadro complessivo di coerenze, e l’estrapolazione dai programmi delle specifiche azioni progettuali che sono state poi raccolte in schede.  L’insieme delle azioni prefigurate dai diversi programmi di settore viene a costituire il quadro di riferimento delle strategie territoriali della Provincia; proprio per questo i programmi nascono con una logica di interrelazione trasversale che, nella loro peculiarità, li unisce entro un quadro complessivo comune di intervento sul territorio.  Per quanto concerne i contenuti dei programmi di settore, sinteticamente: il programma attrezzature disciplina l’utilizzo dei fabbricati di proprietà o di interesse della Provincia (l’edilizia scolastica, ad esempio); il programma beni culturali si occupa della tutela dei beni, ma anche e forse soprattutto della ricerca di una loro collocazione all’interno del complessivo sistema territoriale affinché le ragioni dell’economia trovino una possibilità di dialogo con le ragioni di salvaguardia della memoria storica dei siti e della loro notevole potenzialità culturale; il programma agricoltura si pone l’obiettivo di riconoscere gli ambiti fondamentali del territorio rurale al fini di far corrispondere ad essi esplicite vocazioni all’uso, con le necessarie infrastrutture di servizio; il programma cave e miniere si occupa di individuare il sistema dei siti degradati e di riconoscere per essi specifiche azioni di riqualificazione; il programma acque ed il programma inquinamenti sono programmi  di servizio tesi al miglioramento delle condizioni di utilizzo delle risorse ambientali; il programma viabilità individua gli aggiornamenti necessari e le azioni di manutenzione del patrimonio di infrastrutture di collegamento del territorio ibleo; il programma turismo  individua una serie di azioni (soprattutto sotto il profilo organizzativo e gestionale) affinché le rinnovate condizioni del territorio ibleo possano indurre economie nel settore.

b)      I piani d’area. Il Piano Provinciale individua alcuni ambiti territoriali all’interno dei quali l’articolarsi dei problemi e delle necessità di intervento richiede un’operazione progettuale più complessa che il semplice coordinamento delle differenti azioni progettuali.  Sono stati individuati due ambiti geografici, quello costiero e quello montano, ritenuti particolarmente delicati in ordine ai processi di trasformazione territoriale (carenza di sviluppo in quello montano, eccesso di sviluppo in quello costiero) per i quali é stato predisposto un insieme di interventi che diventa elemento propositivo di base utilizzabile per la formulazione di  specifici accordi di programma e/o patti territoriali.

c)      I progetti speciali.  Sono i processi di trasformazione complessi, la cui importanza travalica i confini locali estendendosi all'ambito regionale, nazionale ed anche internazionale.   Per questi temi, data la loro natura altamente strategica, le scelte del PTP sono avvenute non tanto attraverso una definizione specifica del loro contenuto progettuale, quanto piuttosto mediante l’individuazione del loro spettro di possibilità di sviluppo e di compatibilità con il sistema locale.  Ciò al fine di permettere all’azione politica di disporre di un ventaglio di scenari possibili da approfondire e concordare nelle sedi necessarie, pur tuttavia all’interno di un quadro di coerenze ben strutturato. I progetti speciali individuati sono relativi al programma di riutilizzazione della ex base missilistica di Comiso, al Piano di Sviluppo Industriale predisposto dal Consorzio ASI, alle prospettive riguardanti i futuri assetti del Porto di Pozzallo.

d)      Il progetto gestione.   Si fonda su due elementi cardine sotto il profilo organizzativo: la riorganizzazione dell’Ufficio di Piano e la messa a regime del Sistema Informativo Territoriale.

5.3.            L’apparato normativo

Le norme sono state elaborate all’insegna della massima semplicità.  Si concentrano soprattutto sui livelli di cogenza del Piano in ordine alle diverse tipologie degli interventi progettuali.  Da sottolineare, inoltre, sono le disposizioni relative all’implementazione del Piano, intesa come strumento ancora interno  al processo di Piano,  indispensabile ai fini dell’aggiornamento delle sue previsioni in rapporto al rapido mutare delle sollecitazione esterne.

6.                  L’utilizzo di tecnologie informatiche

La raccolta, l’organizzazione e la gestione di tutto il sistema di informazioni del PTP sono state rese possibili solo mediante l’utilizzo di procedure strutturate di trattamento dati, pena il veloce invecchiamento degli stessi e la loro sostanziale impossibilità ad essere divulgati.  Di fatto si è costruita, già in fase di elaborazione del Piano, “un’isola informativa”, primo nucleo del futuro Sistema Informativo Territoriale. Tale nucleo di dati, proprio per il carattere di novità che lo strumento di programmazione del PTP costituisce per l’attività della Provincia, non è stato costruito con una sua definizione “a priori”, come manuale vorrebbe, ma è stato il risultato di una continua messa a punto della struttura delle informazioni, sia in relazione a quanto emergeva dal dibattito dell’equipe di progettazione, sia in relazione ai dati effettivamente disponibili.  Gran parte delle difficoltà dell’attività di pianificazione è consistita, infatti, nel reperimento dei dati di base, spesso non aggiornati o custoditi gelosamente, quasi fossero tesori da conservare e non strumenti di supporto all’attività di programmazione dell’ente pubblico.

La formazione dell’"isola informativa” ha significato proprio questo: sperimentare la struttura non solo informatica, ma anche teorica del Piano Territoriale, costituendo un parallelo evidente tra  sistema dei dati e strategie dell’Ente.  In altre parole si è reso palese come la difficoltà di costruzione del sistema dei dati corrispondesse alla difficoltà dell’individuazione delle strategie e degli obiettivi dell’Amministrazione Provinciale.  L’essere perciò riusciti, pur con notevoli difficoltà, a costruire un insieme “formato e trattabile” di dati territoriali significa soprattutto avere la garanzia di disporre di un prodotto di Piano che, opportunamente gestito, può rivelarsi effettivamente incisivo (fatto non così scontato) per l’attività di programmazione della Provincia.

7.                  Alcune considerazioni conclusive

A conclusione di queste brevi note possono essere svolte alcune considerazioni seguendo il solco di tre domande:

·        Esiste un modello di riferimento per il PTP di Ragusa?

·        Quale merito potrebbe essergli riconosciuto?

·        Quali sono i suoi limiti?

Il modello.  Se lette a livello nazionale le esperienze di pianificazione territoriale provinciali sono oramai un numero considerevole, probabilmente sufficiente per cominciare a distinguere diversi “modelli teorici”.   Dire a quale modello faccia riferimento il PTP di Ragusa è cosa ardua, non fosse altro che per la peculiarità della legislazione regionale entro cui si è mosso (non dimentichiamo che è la prima e per ora unica esperienza di pianificazione provinciale in Sicilia).  Più facile, forse, è dire da quale modello si distanzia.  Il PTP ibleo è distante dal modello “Grande Piano Regolatore”, ossia da quel piano territoriale che mutuando le esperienze della pianificazione comunale tende ad essere onnicomprensivo facendo largo uso di strumenti impositivi e di vincoli nei confronti delle amministrazioni sottordinate.   E’ anche distante dal modello “tecnocratico”, ossia da un Piano che si occupa esclusivamente di infrastrutture viarie e attrezzature, come per la verità, parrebbe averlo confinato una lettura rigida dell’art. 12 della legge regionale 9/’86.  E’ inoltre distante dal modello “iperanalitico”, ossia quel piano che spende la maggior parte delle energie in defatiganti indagini (dalle moderne analisi morfologiche alle tradizionali proiezioni statistiche) che non riescono ad avere ricadute sull’apparato propositivo proporzionali allo sforzo profuso.    Prendendo a prestito una definizione dalle recenti proposte di riforma urbanistica ci piacerebbe definirlo un “Piano Strutturale”, dove la componente ecologico-ambientale riveste un ruolo importante, e la componente programmatica si fonda su un numero limitato di scelte strategiche di breve-medio periodo concertate con gli altri enti di governo del territorio.

Il merito.  Se un merito dovesse essere riconosciuto al PTP di Ragusa crediamo possa essere individuato nel suo carattere operativo.  Le 130 azioni progettuali che scaturiscono da esso diventano il serbatoio di idee dal quale attingere per la definizione dei programmi di spesa della Provincia, in primo luogo il POP (Programma Opere Pubbliche).  L’obiettivo dell’operatività è stato traguardato durante tutto l’evolversi del processo di formazione del Piano, dal progetto di partecipazione, all’uso di tecnologie informatiche, fino all’editing sotto forma di schede delle azioni progettuali poste in essere.

I limiti.   Un lavoro così complesso come quello della formazione del Piano Territoriale di Ragusa, presenta certo dei limiti, a partire dalle inevitabili imperfezioni nelle rappresentazioni cartografiche,  fino ai risultati che si sperava di ottenere e che non si sono potuti raggiungere (uno per tutti, un maggiore approfondimento nella pre-definizione dei documenti di accordo programmatico).- Se per limiti si intendono invece i rischi che lo strumento porta in seno, non c’è dubbio che quello più evidente riguarda la gestione e l’implementazione del Piano, per quanto concerne sia gli aspetti politici che l’organizzazione dell’Ufficio di Piano.  In relazione a quest’ultimo, è noto come l’atavica carenza di organico degli uffici tecnici delle amministrazioni pubbliche italiane spesso abbia vanificato addirittura l’impegno finanziario profuso nell’acquisto di sofisticate attrezzature informatiche.  Per come è stata pensata la sua gestione, il PTP di Ragusa ha invece assoluta necessità di un Ufficio organizzato, con competenze ed organico adeguati, capace di aggiornare i suoi dati in modo continuativo svolgendo un’indispensabile azione di monitoraggio a servizio del territorio.  Per quanto riguarda gli aspetti più prettamente politici la scommessa è nella capacità della Provincia di saper diventare, insieme, il promotore ed il moderatore tra gli interessi della coalizione (di enti) che rappresenta e gli interessi che nella coalizione sono rappresentati.   In altre parole la capacità di diventare il soggetto politico capace di interpretare alcuni grandi progetti individuali coagulandoli intorno ad una meta collettiva condivisa.-

La capacità di raggiungere  tali obiettivi operativi e strategici, ed,  in definitiva, la capacità di attuare le politiche territoriali delineate dal Piano, costituiscono la nuova sfida della Provincia Regionale per i prossimi anni.-